mercoledì 25 gennaio 2017

Roma spacciata




Ho la fortuna di abitare in un quartiere residenziale in una via silenziosa perché priva di negozi, abbellita da palazzi d'inizio XX secolo e allietata, all'alba, dal canto degli uccellini che nidificano nella vicina Villa Ada. 
Tuttavia, all'inizio di questa splendida via, ogni giorno qualche macchina parcheggia sulle strisce pedonali e ostruisce un piccolo scivolo per disabili. Ed è difficile scorgere una contravvenzione o udire delle proteste da parte dei residenti. 
A volte, invece, capita che un'auto si metta nei parcheggi riservati ai motorini. Allora l'indignazione esplode: i tergicristalli vengono alzati se non addirittura divelti, la vernice sugli sportelli graffiata, la carrozzeria deturpata da piccole, astiose ammaccature.
Credo che la mia via sia un fedele specchio dell'inciviltà della Roma di questi anni Dieci. Una Roma in cui non s'intravede nessuna base culturale per ricostruire una nuova dimensione civile, in cui domina un egoismo gretto che esaspera gli pseudo diritti e se ne infischia dei propri doveri, in cui il “particulare” è stimato come unico valore esistenziale, in cui la collettività è considerata come un fastidioso intralcio da disprezzare.
Roma è spacciata.
Può cambiare sindaco ma non può cambiare più se stessa.
Se si riuscisse realisticamente a nutrire una speranza di palingenesi nelle nuove generazioni, se si riuscisse a notare in loro una minima determinazione di trarre fuori la Città Eterna dal fango del degrado civile in cui si è impantanata, di liberarla dal tanfo della spazzatura materiale e morale in cui marcisce, forse si potrebbe credere in un futuro migliore.
Ma quanti anni avranno i motociclisti che se ne sbattono delle auto parcheggiate sulle strisce e si adirano per quelle che usurpano il loro posteggio? Diciotto? Venti? Non saranno forse loro i romani adulti dei prossimi lustri? Si può forse attendere da tale teppaglia il ripristino di un barlume di civiltà?
Roma è spacciata.
Due sono le soluzioni per non essere contaminati dalla sua volgarità desolata e ormai inguaribile. La prima è quella di scappare senza rimpianti altrove. La seconda è quella di adeguarsi all'inciviltà e divenire, per sopravvivere, dei prepotenti aggressivi.

2 commenti:

  1. purtroppo i proprietari delle due ruote non sono solo 18enni e 20enni, sono anche più grandi , di tutte le età e si sono adeguati, o peggio sono l'esempio che seguono i più giovani...

    RispondiElimina
  2. Hai ragione, l'inciviltà tocca tutte le generazioni. Roma è senza speranza.

    RispondiElimina