Ho la fortuna di abitare in
un quartiere residenziale in una via silenziosa perché priva di
negozi, abbellita da palazzi d'inizio XX secolo e allietata,
all'alba, dal canto degli uccellini che nidificano nella vicina Villa
Ada.
Tuttavia, all'inizio di questa splendida via, ogni giorno
qualche macchina parcheggia sulle strisce pedonali e ostruisce un
piccolo scivolo per disabili. Ed è difficile scorgere una
contravvenzione o udire delle proteste da parte dei residenti.
A
volte, invece, capita che un'auto si metta nei parcheggi riservati
ai motorini. Allora l'indignazione esplode: i tergicristalli vengono
alzati se non addirittura divelti, la vernice sugli sportelli
graffiata, la carrozzeria deturpata da piccole, astiose
ammaccature.
Credo che la mia via sia un fedele specchio
dell'inciviltà della Roma di questi anni Dieci. Una Roma in cui non
s'intravede nessuna base culturale per ricostruire una nuova
dimensione civile, in cui domina un egoismo gretto che esaspera gli
pseudo diritti e se ne infischia dei propri doveri, in cui il
“particulare” è stimato come unico valore esistenziale, in cui
la collettività è considerata come un fastidioso intralcio da
disprezzare.
Roma è spacciata. Può cambiare sindaco ma non può cambiare più se stessa.
Se si riuscisse realisticamente a
nutrire una speranza di palingenesi nelle nuove generazioni, se si
riuscisse a notare in loro una minima determinazione di trarre fuori
la Città Eterna dal fango del degrado civile in cui si è
impantanata, di liberarla dal tanfo della spazzatura materiale e
morale in cui marcisce, forse si potrebbe credere in un futuro
migliore.
Ma quanti anni avranno i motociclisti che se ne sbattono
delle auto parcheggiate sulle strisce e si adirano per quelle che
usurpano il loro posteggio? Diciotto? Venti? Non saranno forse loro i
romani adulti dei prossimi lustri? Si può forse attendere da tale
teppaglia il ripristino di un barlume di civiltà?
Roma è
spacciata.
Due sono le soluzioni per non essere contaminati dalla
sua volgarità desolata e ormai inguaribile. La prima è quella di
scappare senza rimpianti altrove. La seconda è quella di adeguarsi
all'inciviltà e divenire, per sopravvivere, dei prepotenti
aggressivi.
purtroppo i proprietari delle due ruote non sono solo 18enni e 20enni, sono anche più grandi , di tutte le età e si sono adeguati, o peggio sono l'esempio che seguono i più giovani...
RispondiEliminaHai ragione, l'inciviltà tocca tutte le generazioni. Roma è senza speranza.
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