lunedì 6 febbraio 2017

Una possibile chiave di lettura di "Cani sciolti"






Gran bel libro Cani sciolti di Renzo Paris (Elliot Edizioni, 2016). Direi di più, a oltre quarant'anni dalla sua prima pubblicazione si rivela una vera e propria pietra miliare della letteratura post sessantottesca.

Io lo leggo però soprattutto come una storia d'amore bloccata dall'incomunicabilità che si trasforma in rabbia, in un desiderio di annullamento, in un deprezzamento di sé di fronte a un mondo estraneo che, tuttavia, si vorrebbe proprio, in una ricerca fallimentare di altri sbocchi sentimentali, in un sadomasochismo pesantemente esibito.

A confessa disperato l'amore che nutre per B. Ma B risponde in ritardo, con una lettera formale. A ama malamente Olga perché tale ragazza ha avuto un flirt con B. Ma Olga lo sa. Le sue proteste, la sua freddezza paiono dei pretesti per mascherare tutto l'amaro della consapevolezza. E A, davanti a questa situazione di stallo, proietta la propria angoscia in un'ostilità politica da proto terrorista verso la classe da cui proviene (quel retroterra piccolo borghese che gli ha impedito di osare) e in crudeltà verso gli animali più indifesi.

B recita la parte dell'innamorato con Serena (una sorta di doppio di Olga più sprovveduto e provinciale, ma non meno risoluto), ha rapporti sessuali improntati su un malcelato maschilismo con Stamira, s'impegna politicamente ma senza crederci fino in fondo, non riesce a diventare quel leader che forse nemmeno desidererebbe essere.

Entrambi non sono in grado di crearsi amicizie autentiche. Si scambiano lettere per parlare di se stessi. Non commentano quasi mai le lettere ricevute. Omettono i sentimenti provati appunto perché non riescono a uscire davvero dalle angustie piccolo borghesi.

A ama visceralmente B. Ma sarà ricambiato? B sa amare o è arido sentimentalmente?

Questa è la domanda senza risposta di un romanzo splendido che si sofferma sull'incapacità di comunicare, che scandaglia le contraddizioni in cui s'inviluppa l'intellettuale che confonde l'insoddisfazione privata con le rivendicazioni politiche, che coglie anche l'inconciliabilità tra una generazione impulsiva (i sessantottini) e quella, più riflessiva e disincantata, di chi ha vissuto momenti storici ben più rilevanti (penso a Noè, uno dei personaggi più riusciti del romanzo).

E il tutto è sorretto da una prosa paratattica, incalzante, priva di qualsiasi compiacimento letterario, che si rivela straordinariamente attuale.