Gran bel libro Cani sciolti di Renzo Paris (Elliot
Edizioni, 2016). Direi di più, a oltre quarant'anni dalla sua
prima pubblicazione si rivela una vera e propria pietra miliare della
letteratura post sessantottesca.
Io lo leggo però soprattutto come una storia
d'amore bloccata dall'incomunicabilità che si trasforma in rabbia,
in un desiderio di annullamento, in un deprezzamento di sé di fronte
a un mondo estraneo che, tuttavia, si vorrebbe proprio, in una
ricerca fallimentare di altri sbocchi sentimentali, in un
sadomasochismo pesantemente esibito.
A confessa disperato l'amore che nutre per B. Ma B
risponde in ritardo, con una lettera formale. A ama malamente Olga
perché tale ragazza ha avuto un flirt con B. Ma Olga lo sa. Le sue
proteste, la sua freddezza paiono dei pretesti per mascherare tutto
l'amaro della consapevolezza. E A, davanti a questa situazione di
stallo, proietta la propria angoscia in un'ostilità politica da
proto terrorista verso la classe da cui proviene (quel retroterra
piccolo borghese che gli ha impedito di osare) e in crudeltà verso
gli animali più indifesi.
B recita la parte dell'innamorato con Serena (una
sorta di doppio di Olga più sprovveduto e provinciale, ma non meno
risoluto), ha rapporti sessuali improntati su un malcelato
maschilismo con Stamira, s'impegna politicamente ma senza crederci
fino in fondo, non riesce a diventare quel leader che forse nemmeno
desidererebbe essere.
Entrambi non sono in grado di crearsi amicizie
autentiche. Si scambiano lettere per parlare di se stessi. Non
commentano quasi mai le lettere ricevute. Omettono i sentimenti
provati appunto perché non riescono a uscire davvero dalle angustie
piccolo borghesi.
A ama visceralmente B. Ma sarà ricambiato? B sa
amare o è arido sentimentalmente?
Questa è la domanda senza risposta di un romanzo
splendido che si sofferma sull'incapacità di comunicare, che
scandaglia le contraddizioni in cui s'inviluppa l'intellettuale che
confonde l'insoddisfazione privata con le rivendicazioni politiche,
che coglie anche l'inconciliabilità tra una generazione impulsiva (i
sessantottini) e quella, più riflessiva e disincantata, di chi ha
vissuto momenti storici ben più rilevanti (penso a Noè, uno dei
personaggi più riusciti del romanzo).
E il tutto è sorretto da una prosa paratattica,
incalzante, priva di qualsiasi compiacimento letterario, che si
rivela straordinariamente attuale.
Bella bella ma davvero un gioiello. Niente da dire. Per abbassare l'autostima ahaha giusto l'aggettivo splendido che sta in tutte le recensioni positive ma proprio una inezia
RispondiEliminaGrazie per l'osservazione. Cercherò di non ripetere gli aggettivi.
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